Essere un musicista di jazz…in Emilia!
di Enrico Zanella
Quando mi chiedono, in qualità di autore, che tipo di musica suono, io rispondo che NON LO SO. Si tratta di musica originale che non è inquadrabile in un genere specifico. Cerco però di essere più chiaro e comunicativo e allora aggiungo la definizione di Jazz originale. Non è così scontato come potrebbe sembrare! Molte persone quando pensano al jazz pensano ad un certo linguaggio musicale ben definito e a certi personaggi che lo hanno creato e “coltivato”.
Diverse volte mi è capitato di assistere ad un concerto e sentire una voce sussurrare: ma questo non è jazz, per il semplice fatto magari che gli arrangiamenti o la stessa composizione cercavano proprio di varcare quel linguaggio consolidatosi nel tempo ma che altrimenti rischia di impoverirsi mentre per sua natura, dovrebbe far proliferare idee ed invenzioni senza subire il peso del passato.
In fondo penso che il jazz debba aver a che fare con la libertà: libertà di sperimentare, con o senza uno strumento a fiato (principe in questo genere); con o senza una voce come se ad un certo punto ci si dimenticasse della potenza espressiva della musica strumentale e si avesse per forza bisogno della voce umana per non perdere l'”equilibrio”.
In ogni caso si tratta di musica che richiede un luogo dove possa essere ascoltata con la dovuta attenzione ed essere allo stesso tempo capace di attrarre e affascinare il pubblico: si perché le parti sono complementari; dove c’è un pubblico “pronto” ad ascoltare deve esserci una band pronta a trasmettere qualcosa. Allora situazioni come quelle dei festival o di certi clubs diventano fondamentali perché tale alchimia si realizzi. I Festival in particolare sono situazioni cosiddette “protette” perché il pubblico sa già cosa andrà ad ascoltare; per i clubs invece la cosa è più difficile in quanto il lavoro del gestore è quello di creare un’abitudine al buon ascolto così che anche l’artista meno conosciuto ma ugualmente di valore, avrà la sua chance di creare quell’alchimia di cui parlavo sopra poiché troverà un ambiente pronto a farsi coinvolgere.
E queste situazioni esistono! Vorrei citare ad es il Bar Borsa di Vicenza dove abbiamo avuto il piacere di esibirci qualche mese fa. All’ accoglienza del locale si univa la grande professionalità dello staff che aveva preparato e promosso la serata in un modo raro a trovarsi. La sfida era lanciata: a questo punto toccava a noi fare la nostra parte e così è stato. Oppure il Cotton club Modena ; stessa ricetta: ambiente caldo animato da un pubblico numeroso e desideroso di farsi sorprendere da una nuova proposta musicale originale.
Ogni musica è possibile se trova un pubblico desideroso di ascoltarla.
Buon ascolto e vi aspetto alla presentazione del mio nuovo CD Enrico Zanella
La musica di Zanella, è di Zanella….. Conosco e suono con Enrico da tempo, anni, e non si può “inquadrare”, ne “incarcerare”, ne “limitare”, ne “etichettare”. E’ la musica di Zanella Enrico. Stupisce il fatto che appare complicato lo spartito ma una volta violato, tutto diventa semplice e armonioso. Suonare i brani di Zanella è come intraprendere un cammino senza destinazione. Il “suono” pervade la mente, a volte anche la ragione; sicuramente l’anima. E’ accordato, i suoi accordi sono sempre in accordo pur sembrando in disaccordo. Quante dissonanze accordate, quanti fraseggi “inutili” ma necessari. Vuoti mai, pieni mai, il giusto sempre. Poi arriva il “sospeso” dove Lui viaggia senza sostegno. Ogni concerto è un cammino a se. Mai ripetuto. Mi chiedo a volte, se è presente quando suona! Credo di no, forse si, probabilmente a volte. Meglio non sapere, meglio non domandare, meglio non indagare, meglio ASCOLTARE. Grazie Enrico.